Sarebbe partito al Giro del Centenario con i gradi di Capitano. Sarebbe, perché oggi l’Aquila di Filottrano se n’è andata, volata via verso chissà quali traguardi. Giusto il tempo di vincere per un’ultima volta, a quasi 38 anni, come fosse un ragazzino. Michele Scarponi stava vivendo una seconda giovinezza dopo il suo ingaggio all’Astana, diventando l’uomo più prezioso di Nibali prima ed Aru poi appena la strada decideva di inerpicarsi verso il cielo, lo stesso che da questa mattina è diventato la sua nuova casa. Amato e rispettato da tutti Michele, il nome di un Arcangelo quasi a volerne lodare le virtù elevandolo a figura divina, non ha mai fatto mancare il sorriso sulla bocca di tutti, e forse è per questo che la sua assenza si farà tristemente sentire. Fondamentale lo scorso anno nella conquista del Giro d’Italia di Nibali, il marchigiano sarebbe dovuto essere l’uomo di punta dell’Astana alla Corsa Rosa di quest’anno, in seguito al forfait del leader Fabio Aru. Una carica che ormai da anni non gli spettava più, ma che Scarponi aveva confermato di potersi assumere senza troppi problemi, come dimostrato dall’ottimo quarto posto ottenuto al Tour of the Alps conclusosi proprio ieri, in cui ha avuto anche modo di lasciare il più bel ricordo di sé conquistando la prima tappa con arrivo ad Innsbruck al termine di una volata ristretta. “Finalmente sono riuscito ad alzare le mani con la maglia dell’Astana, è stata dura ma abbiamo vinto. Ho vinto. E’ una vittoria che dedicoa tutta l’Astana e ai miei bambini che ancora non mi hanno visto con le braccia alzate: ce l’ho fatta Giacomo e Tommaso!”, aveva detto subito dopo aver tagliato il traguardo, stanco ma ovviamente sorridente per il risultato ottenuto, con un pensiero rivolto ai suoi due figli che ormai avevano smesso di pensare che il padre potesse tornare a vincere, vista l’età che avanzava. Gli stessi due bambini a cui ieri, di ritorno dalla corsa, aveva regalato la maglia ciclamino conquistata proprio quel giorno, pubblicando poi con soddisfazione la foto sui profili social.
…anche se solo per un giorno ho pensato di portarne a casa 2 di maglie da leader…. pic.twitter.com/EYpS648e1i
— Michele Scarponi (@MicheleScarponi) April 21, 2017
Michele Scarponi, la carriera dell’Aquila di Filottrano
Una carriera ricca di alti e bassi quella di Michele Scarponi, che dopo anni e anni da capitano aveva saputo ritagliarsi uno spazio importante, fondamentale, nelle vesti di uomo ombra più che di gregario, trasmettendo serenità a tutta la squadra sia in corsa che fuori. Professionista dal 2002 con la maglia della Acqua&Sapone, Michele aveva ottenuto la prima vittoria tra i grandi proprio nello stesso anno, durante la Settimana Ciclistica Lombarda, breve corsa a tappe che conquistò poi nel 2004, assieme alla Corsa della Pace. Nel 2007 vinse una tappa e la classifica generale della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, prima di essere coinvolto nella maxi inchiesta Operación Puerto e squalificato per 18 mesi dopo aver ammesso di aver avuto contatti con Eufemiano Fuentes. Tornato a correre nel 2009, vinse con la maglia della Diquigiovanni-Androni Giocattoli una tappa e la classifica generale della Tirreno Adriatico, seguite dalle vittorie al Giro nelle tappe di Mayrhofen e di Benevento. L’anno successivo conquistò invece la tappa di Chieti alla Tirreno Adriatico, il prologo della Settimana Ciclistica Lombarda e la classifica finale, oltre che l’importante tappa dell’Aprica al Giro d’Italia (concluso al 4° posto, a 2’50″da Ivan Basso). Nel 2011 visse il suo anno d’oro, complice anche la squalifica inflitta ad Alberto Contador per il caso clenbuterolo: conquistò infatti la classifica finale del Giro del Trentino, oltre a quella della Volta a Catalunya e del Giro d’Italia (per questo venne premiato con la Coppa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia), essendo arrivato alle spalle dello spagnolo. Da lì in poi ottene solo piazzamenti di rilievo nei grandi Giri (concluse il Giro d’Italia al 4° posto sia nel 2012 che nel 2013), se non fosse per il Gran Premio Costa degli Etruschi vinto in maglia Lampre nel 2013. Nel 2014 si trasferì quindi all’Astana, dove trasformatosi in gregario ha saputo rendersi utile per i propri capitani, guidando Nibali alla conquista del Tour de France 2014 e del Giro d’Italia 2016. Era tornato al successo proprio lunedì nel corso della prima tappa del Tour of the Alps, concluso ottimamente in quarta posizione e lasciando presagire una buona prestazione in vista del Giro d’Italia del Centenario, che avrebbe corso con i gradi di capitano dopo l’infortunio occorso a Fabio Aru. Purtroppo però non sapremo mai cosa avrebbe potuto fare nelle “nuove” vesti, perché stamattina l’incidente con un furgone lo ha portato via da una moglie, due figli e milioni di tifosi rimasti contagiati dalla semplicità e dall’umiltà di un uomo che non si prendeva mai sul serio, ma che era sempre pronto ad entrare in gioco quando le cose serie della vita si facevano avanti.
Grazie Michele, non ti dimenticheremo mai.
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